Le prove essenziali che il ROTORSCOPE è in grado di eseguire sono le seguenti:
- Rilievo ed individuazione di cortocircuiti entro una matassa o tra più matasse o nel collettore.
- Interruzioni di una matassa o collettore non collegato alla matassa.
- Inversioni nel collegamento di una o più matasse.
- Isolamento tra il collettore e la massa.
- Errore di posizione relativa tra collettore e cave.
- Difformità tra le lamelle del collettore.
- Difformità tra il numero di spire delle varie matasse.
Secondariamente, lo strumento può mettere in evidenza eccentricità del pacco lamellare rispetto all’asse del motore e, in un rotore non ancora avvolto, cortocircuiti tra i lamierini del pacco lamellare per effetto delle bave dovute a tranciature imperfette.
Lo strumento non solo evidenzia in modo chiaro e differenziato la presenza di irregolarità nell’avvolgimento, ma ne permette esattamente e facilmente la localizzazione.
Il test magnetico può identificare corti circuiti. Il test elettrico può identificare l’inversione e l’interruzione delle connessioni.
Lo strumento sfrutta gli effetti elettrici e magnetici dovuti alla circolazione di correnti indotte nell’avvolgimento di un rotore mantenuto in rotazione, a velocità costante, entro un campo magnetico prodotto da un magnete permanente.
I risultati delle prove, ossia le f.e.m. indotte in una sonda fissa (sonda magnetica) e le tensioni prelevate tra due lamelle successive del collettore per mezzo di una sonda mobile (sonda elettrica), sono trasferiti in modo facilmente interpretabile sullo schermo oscillografico.
La relazione tra la rotazione del rotore in prova e l’oscillogramma è assicurata da un sistema di sincronismo ottenuto con un elemento fotoelettrico. Lungo la traccia orizzontale, il cui sviluppo corrisponde a poco più di un giro per consentire più accurate osservazioni, vengono successivamente mostrati gli effetti elettrici prelevati dalle varie lamelle del collettore o le f.e.m. indotte dalle correnti circolanti nelle masse.
Il campo magnetico inducente è prodotto da un magnete permanente che agisce su di una cava per volta; la direzione del campo è tale che le spire di una matassa in movimento taglino normalmente le linee di forza. Le correnti indotte, proporzionali all’intensità del campo (distanza del magnete dal rotore), dalla velocità di rotazione (costante) e dalle caratteristiche del rotore (resistenza dell’avvolgimento e numero di spire), producono dei campi magnetici la cui simmetria consente di mettere bene in evidenza la presenza di spire in cortocircuito.
Da una sonda fissa soggetta a tali campi prodotti dall’indotto in prova vengono prese le informazioni che, opportunamente amplificate, sono inviate al tubo oscillografico.
Le f.e.m. indotte fanno apparire tra le lamelle del collettore delle tensioni la cui ampiezza, forma e regolarità permette di individuare le anomalie dell’avvolgimento.
La regolarità dell’avvolgimento è rilevata prelevando, su un basso carico ohmico, la tensione che si manifesta tra due lamelle successive per mezzo di una sonda mobile munita di due spazzole striscianti sul collettore.